Anime - Serial Experiments Lain

Serial Experiments Lain

- Anno: 1998
- Durata: 13 episodi da 23 minuti ciascuno
- Ideato da Yasuyuki Ueda, Yoshitoshi Abe
- Scritto da Chiaki J. Konaka
- Regia di Ryutaro Nakamura
- Casa di Distribuzione italiana: Dynamic Italia (2000-2003)


Voto: 9

Trama
Lain è una ragazzina di tredici anni molto timida e riservata, a tal punto da risultare fuori posto perfino all’interno della famiglia stessa.
Rispetto alle sue coetanee sembra più piccola e al contrario di tutti gli altri non è nemmeno interessata alla tecnologia, finché, come altre sue compagne di classe, non riceve una mail da una ragazza suicidatasi nei giorni precedenti.
Questo scatena in lei un forte interesse per il Weird, rappresentazione del nostro internet web, fino a raggiungere dei livelli esagerati di simbiosi tra l’uomo e la rete, uno strumento che si fa anche luogo d'esistenza.

Considerazioni
L’anime, dall'ambientazione cyberpunk, mostra l’evoluzione del personaggio di Lain portando lo spettatore a conoscere i numerosi elementi della vita quotidiana resi irreali nel susseguirsi delle puntate, arrivando a confondere la vita corporea e quella virtuale.
La serie nasce proprio in risposta agli eventi che segnarono la società giapponese negli anni Novanta, durante i quali si assistette a un aumento dei suicidi, e al riguardo non c’è da meravigliarsi che parte della colpa venne data a internet, all’avanzamento tecnologico e alla realtà virtuale.
Questo aspetto sociale influenzò molte altre opere, come manga e romanzi, portando ancora una volta a una rivalutazione dell’aspetto antico del Giappone, ritenuto più sano; in particolare all'interno di Serial Experiments Lain vengono giustificati questi numerosi suicidi adolescenziali come la scoperta da parte dei ragazzi della non necessità di avere un corpo per esistere: «il corpo ci serve solo per sentirci vivi, ci rende reali», e si tratta di un argomento dibattuto tutt'oggi in Giappone soprattutto in riferimento alla figura dell’androide (ha un’anima?).

Dettaglio
Nei primi anni Novanta si andò formando una terminologia per definire la categoria di spettatori di anime a partire dal termine otaku, che dal 1977 descrive fan sfegatati e collezionisti compulsivi: parole quali hikikomori, adolescenti in volontaria reclusione, NEET, coloro che rifiutano il sistema sociale attraverso il "fare niente", e freeter, giovani che rifiutano il lavoro fisso.

A cura di Francesca Panciroli

Rubrica a cura di Francesca Panciroli

Francesca Panciroli
Francesca Panciroli

In molti mi chiedono come sia nato il mio interesse per l'Asia, ma soprattutto per il Giappone, e io mi ritrovo a rispondere che non lo so con certezza.
È probabile che abbiano svolto un ruolo importante tutti quegli anime – o cartoni animati come li chiamiamo in Italia – che da bambina guardavo dopo avere fatto i compiti, ma a volte anche prima e durante. Sailor Moon, Rossana, Pokémon, e solo per citare quelli più famosi, ma che ambientando le avventure dei personaggi in Giappone e mostrando le peculiarità di questo Paese meraviglioso – ancora ho in mente i ramen che Rossana ed Erik si prepararono una notte per la fame – mi hanno avvicinata gradualmente a quel mondo e alla sua cultura.
Nonostante non conosca l'esatta origine di questo amore, posso dire con certezza che durante gli anni universitari si è fatto più saldo e concreto, fino al giorno in cui ho deciso di andare a Tokyo per scrivere la tesi magistrale in arte buddhista.
Un'esperienza unica e che mi sembra di rivivere facendomi ospitare tra le pagine di Cultura Giapponese.

- Le mie passioni
Appena imparai a leggere decisi che non avrei più smesso: narrativa, saggistica e fumetti mi permettono di capire meglio ciò che mi circonda e di raggiungere ogni luogo.
Dalla lettura è nata la passione per la scrittura e quindi eccomi qua, pronta a lasciare qualche traccia di me, condividendo quel che conosco.

- Studi
2013 - Laurea in Storia e Civiltà Orientali – Università degli Studi di Bologna.
2016 - Laurea in Lingue e Culture dell'Asia e dell'Africa – Università degli Studi di Bologna.

Potete visitare il blog di Francesca Panciroli QUI.